giovedì 9 ottobre 2014

A due passi dall'abisso






                                    A DUE PASSI DALL'ABISSO VERDE

                                     Giulio Aristide Sartorio  

                                           ABISSO VERDE



Giulio Aristide Sartorio, La Sirena o ( Abisso verde ) 1899 - 1900, Galleria d'Arte Moderna" Ricci- Oddi, Piacenza 
                                     
"Un'onda verde s'avvalla: in quest' avvallamento si culla e s abbandona la sirena pallida, dalla fulva chioma sparsa, un braccio immerso e trasparente nell'acqua, 'altro ripiegato sul seno, con tentatrice mollezza: Dall'alto del quadro una breve barca si piega seguir l'onda; sulla barca, proteso e supino, un  adolescente cinge con un braccio l'emersa incantatrice. In quest'onda è tagliato con sommo ardire tutto il quadro. E vi par di sognare guardandolo"  Luigi Pirandello, Su Abisso verde, in Scritti vari, 1960.

L'incontro con la pittura simbolista, per Giulio Aristide Sartorio, avviene in Germania, dove ha modo di frequentare i pittori simbolisti e dove conosce personalmente Nietzsche. E' un incontro importante, non meno di quello con la pittura preraffaellita che va a studiare in Inghilterra e che  ben si evince dall'illustrazione del romanzo dannunziano Isotta Guttadauro del 1886 e quello che ha con il realismo campagnolo verista nello stile" fotografico" di Michetti che frequenta a Francavilla a mare insieme a D'Annunzio e che lo porta a realizzare veri e propri documenti fotografici delle condizioni di difficoltà economiche e sanitarie del mondo contadino, come vediamo in Malaria. Nel simbolismo il pittore trova nuovi stimoli, si misura con l'immaginario mitologico e con i simboli della psiche, dell'interiorità, dell'eros spontaneo e primitivo. In stile e concetti simbolisti realizza alcune opere come La Gorgone e gli Eroi della Galleria d'Arte Moderna di Roma; ma l'opera simbolista più significativa e di maggior qualità pittorica è certamente L'abisso verde, realizzato sul declinare dell'800, un dipinto veramente affascinante. Il taglio è orizzontale e stretto di modo che vi possano affiorare in modo preponderante le due figure nude, cariche di forte sensualità. Sono due corpi associati per antitesi, quello maschile, bruno e riverso sulla prua di un'imbarcazione nel tentativo di sollevare dall'acqua il corpo femminile, bianco e morbido, disteso in galleggiamento con la distesa dei capelli fulvi abbandonati sulla superficie del mare. Se guardiamo bene, sulla sinistra, vediamo come la donna termina con una pinna caudale molto chiara, quasi trasparente. S tratta, dunque, di una sirena.  Di questa sensuale sirena abbandonata nelle braccia di un gorgo marino a forte dominante cromatica verde, colpisce la cascata di capelli ramati sciolti nell'acqua e il corpo affiorante e in parte semi sommerso, sostenuto solo dal braccio del giovane tutto proteso in avanti. Ha scritto Gilbert Durand, 1972, p. 223, che i colori dell'acqua attiva, non propriamente immobile pur in presenza del mare calmo, sono il verde ed il violetto, i colori dell'abisso. L'abisso, dunque, si apre nel fondo, fra i due giovani che si stanno per accostare ed unire. In un'opera di Friedrich Nitzsche, Al di là del bene e del male, del 1886 , che l'artista potrebbe aver letto, si legge:  " Chi lotta con i mostri deve guardarsi a non diventare egli stesso un mostro: E quando guardi a lungo nell'abisso anche l'abisso ti guarda dentro" A guardare troppo a lungo il male e a scoprirlo dentro di noi s finisce per restare catturati da esso, che prende presto possesso di noi. Ma cos'è questo male, questo abisso? Forse Giulio Aristide Sartorio pensa all'abisso come una caduta nella perdizione, nell'abisso della passione travolgente che inghiotte e trascina. Dicevamo della sirena. La sirena è un'immagine onirica di seduzione, rappresentano la passione cui nulla si può opporre e che non è in grado di opporsi anche alla più ferma ragione. La sirena nell'antichità classica era metà donna e metà uccello, come mostra l'anfora dipinta da Python, esposta al Museo di Paestum o il mosaico romano con Ulisse e le Sirene nel Museo di Tunisi. E' in epoca cristiana che la sirena subisce una metamorfosi, dal cielo è collocata nell'acqua, che è propriamente un principio femminile. Diventa una donna-pesce, dai seni prominenti, dall'aspetto molto seducente, con una sola grande pinna caudale. Le sirene attiravano con il loro canto i naviganti che presi dalla passione si gettavano in mare e venivano divorati dalle acque. Ulisse, per non essere sedotto dal canto delle sirene si era tappato le orecchie con la cera e si era fatto legare all'albero maestro della sua nave, che rappresenta la ragione. Il pittore inglese preraffaellita John William Waterhouse, ben noto all'artista, dipinse molte sirene e una scena con Ulisse assalito da sirene-uccello che volteggiano intorno alla sua nave secondo il mito classico. Qui le donne coperte di nero piumaggio non appaiono seducenti ma funeree; l'intenzione di esse è quelle di trascinare Ulisse nell'abisso, nel gorgo della morte.
 File: John William Waterhouse - Ulisse e le Sirene (1891) .jpg
       James Williams Waterhouse, Ulisse e le Sirene, 1891, National Gallery of Victoria, Melbourne.

La donna-pesce che viene descritta dai bestiari medievali e interpretata in senso cristiano da Clemente Alessandrino come la prostituta che lusinga il Cristianesimo per concupirlo e allontanarlo dall'essenza del divino, appare in tutto il suo aspetto seduttivo nell'opera di un altro preraffaellita James Draper.


                                Herbert James Draper, Ulisse e le sirene, 1909, Ferens Art College, Kingston-upon-hill  


Ma un'immagine di sensualissimo abbraccio e dove è significativo il rapporto fra chiaro ( la donna, l'immaginario ) e scuro ( il giovane pescatore, la realtà ), fra un giovane ed una sirena dalla curata acconciatura di stampo rinascimentale è quella di Frederick Leighton, in cui la pinna caudale stringe in un ulteriore abbraccio gli arti inferiori de due giovani, ne suggerisce l'unione sessuale.

                               
                                        Frederick Leighton, Il pescatore e la sirena, 1856, Collezione privata

E' un dipinto che sicuramente Sartorio in collegamento coi i suoi amici pittori londinesi conosceva e che forse aveva visto di persona. Qui i capelli non sono fulvi, ma biondi e contribuiscono a creare il tono favolistico all'immagine. Nel creare la sua figurazione mitologica, Sartorio si era rifatto ad un dipinto di Gustave Coubert, Donna con pappagallo del 1866 che aveva probabilmente visto direttamente a Parigi. Come si può notare la donna  nuda sdraiata, ha la stessa posizione della sirena e, meglio, la stessa distribuzione sparsa dei capelli sulla superficie.


                                Gustave Coubert, Donna con pappagallo, 1866, Metropolitan Art Museum, New York
                               
La disposizione dei capelli nella Donna con pappagallo suggerisce il riferimento simbolico al mito della gorgone ( le ciocche hanno chiaramente un aspetto serpentiforme ) . Gorgone ( Medusa ) era una donna bellissima capace di sedurre chi la guardava al punto da trasformarlo in dura pietra solo con la potenza deviante del suo sguardo; con Steno ed Euriale era figlia di mostri marini, Forcite e Ceto. Nellopera di Sartorio però i capelli-serpi di Coubert non sono visibili, piuttosto essi s trasformano in una massa disordinata, scomposta, il cui colore rosso sta più ad indicare il colore del sangue a seguito della deflorazione. Il colore chiaro della sirena è simile a quello della donna di Coubert , che viene qui raddoppiato dal colore del lenzuolo e a livello simbolico rafforzato dall'immagine-simbolo del pappagallo, che è indice simbolico di purezza. Pertanto, il principio femminile, acquatico, il richiamo simbolico al chiaro-puro, nel momento del gorgo, dell'abisso, si scontra ed unisce con il principio maschile, della forza virile, della sessualità, della passione travolgente che spingerà il giovane, già abbondantemente sbilanciato in avanti a cadere nelle acque che avvolgono e dissipano. Questo aspetto è anche ben caratterizzato dal corpo in acqua della sirena, che è parte emerso e parte sommerso.
             Nella Sirena ( o Abisso verde ), la sirena appare svenuta o priva di vita e sembra che sia affiorata dalle acque del mare quasi all'improvviso e che i giovane pescatore l'abbia avvistata e si sia precipitato verso di lei. Non vi è dubbio che il giovane nudo, dalla carnagione bruna, si sa invaghito della bella sirena; basta il so sguardo rapito e che abbia fatto il possibile per salvarla, rianimarla e che si sia precipitato anche attratto sessualmente dal corpo nudo di lei, che abbia ceduto alla tentazione rischiando la sua stessa vita. Nella tradizione classica, omerica e virgiliana, le sirene incantano con il loro canto ( ma le figurazioni greco-romane mostrano anche sirene che suonano strumenti musicali ); qui, però, la sirena incanta col suo corpo nudo, ma spinge l'attenzione verso di lei perché adagiata esanime, perché galleggia sull'acqua come un corpo morto. E' chiaro che Sartorio deve essersi rifatto ad una leggenda che vede protagonista una sirena. Secondo un'antica leggenda tedesca ( Sartorio potrebbe averla appresa in Germania ) racconta che sulle sponde del Reno viveva una bellissima sirena ( o Ondina, nella variante tedesca ), Lorelei, che credeva di aver perduto il suo amore affogato nelle acque del fiume. Il suo compito era quello di attirare i naviganti, sedurli col canto e la bellezza sensuale del suo corpo nudo e farli morire nel gorgo. Un giorno attirò un giovane pescatore e lo fece cadere in acqua facendolo affogare. Solo più tardi comprese che il giovane era il suo amante creduto morto, così, disperata, salì su di una rupe, si gettò nel fiume e morì. La leggenda ispirò diversi poeti romantici come Clemens Brentano ( 1801 ) e soprattutto Heinrich Heine ( 1824 ), la cui versione dell'Ondina, venne musicata da Friedrich Silcher ( 1837 ). Un'altra famosa Ondina è quella scritta da Hoffmann, che va in scena nell'opera Undine, nel 1816 a Berlino. Letteratura e musica, oltre che pittura, sono dunque fonti di ispirazione per Sartorio che in Germania, presso i pittori simbolisti, assorbe molta cultura germanica di derivazione romantica ( inutile ricordare anche la fiaba di Andersen, la Sirenetta ) . Proprio La Sirenetta di Andersen inizia in molto significativo che rimanda all'abisso del nostro dipinto: "Lontano, in alto mare, l'acqua è azzurra come petali di bellissimi fiordalisi e trasparente come cristallo purissimo, ma è molto profonda, così profonda che un'anfora on potrebbe mai toccarne il fondo e bisognerebbe mettere uno sopra l'alto molti campanili prima di arrivare a fondo. Laggiù abitano le genti del mare". Nella versione danese, la sirena innamorata di un giovane principe per lui vorrebbe rinunciare alal sua voce che seduce i naviganti e li conduce alla morte; ma il principe sposerà un'altra e la sirena, rifiutandosi di ucciderlo attirandolo nel gorgo dell'abisso marino, si uccide gettandosi fra i flutti. In entrambe le leggende, dunque, la sirena seduce, attira verso la morte e muore essa stessa. Nell'abisso verde il pescatore è stato attirato nel gorgo, ma la sirena, che si  è rifiutata di ucciderlo, è morta gettandosi nei flutti. Se guardiamo bene, a sinistra della sirena, nella straordinaria trasparenza dell'acqua, notiamo un teschio e delle ossa. Potremmo parlare, a livello iconografico, di un uso del memento mori, del "ricordati che devi morire" non tanto come ammonimento allo spettatore, come nei dipinti del XVI e XVII secolo, specie fiamminghi ed olandesi, quanto come un riferimento alla fine prossima del pescatore nella fiaba e alla fine della sirena nella fiaba romantica della Sirenetta o di Ondina? La presenza delle ossa nell'acqua trasparente è però anche un richiamo forte all'aspetto effimero delle passioni sensuali, al coinvolgimento e al dissolvimento in tempi brevi di ogni cedimento al piacere.

Bibliografia:

F.Arisi,G.A.Sartorio, Piacenza, 1971
AA.VV. G.A.Sartorio, Roma, Accademia di San Luca, 1980
Antonella Crippa, G.A.Sartorio, Catalogo on-line, Art-Gate, 2010
Giulio Aristide Sartorio, Arte antica. eu.
A.M.Mantura e B.Damigella, Giulio Aristide Sartorio. Figure e decorazione, Cat. Mostra, Roma,1989
A.Cipriani, Giulio Aristide Sartorio, Roma, 1978.



                            

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