venerdì 18 dicembre 2015

L'amante di pezza


                                   L' AMANTE DI PEZZA

                                           La bambola amante e modella di Oskar Kokoschka


Fotografia della bambola di Oskar Kochoschka


Nel racconto " notturno " di Hernest Theodor Hoffmann, " L'uomo nella sabbia", pubblicato nel 1815, lo scrittore racconta la triste vicenda di Nathanael, che sconvolto da bambino dai racconti su di un mostro, l'uomo di sabbia che si intrufola di notte nel letto dei bambini e dalla visione notturna di un uomo corpulento e sgradevole amico del padre, resta perseguitato per l'intera esistenza dalla presenza inquietante di esseri fantastici e mostruosi che possono sconvolgere la normale vita di un uomo. Quando ad un concerto, vedendo una bravissima pianista suonare al pianoforte si innamora perdutamente di lei e poi, sconcertato, scopre che non si tratta altro che di un essere meccanico dalle orbite vuote, il protagonista vede riaffiorare in sé gli incubi giovanili e la presenza della donna amata come automa lo porta a scambiare di continuo la realtà con la fantasia: prima crede che una sua amica si sia trasformata in automa e tenta di ucciderla, poi, alla fine, per liberarsi da ogni incubo, si uccide lui stesso ( In L'uomo nella sabbia e altri racconti, Mondadori, Milano, 1985 ). Dal racconto romantico che si inserisce nella tradizione degli automi settecenteschi che grande successo avevano avuto nei salotti bene parigini, venne tratto, nel 1870,  un famoso balletto, Coppelia, che ebbe grande successo, grazie alla riduzione librettistica di Charles Nuitter e Arthur Saint-Leon e alla suggestiva musica di Léo Delibes. Non è dato sapere se il pittore espressionista Oskar Kochoschka, lettore onnivoro e drammaturgo, avesse letto questo racconto di Hoffmann quando decise di far realizzare una bambola con le fattezze della donna che aveva tanto amato e che lo aveva lasciato, Alma Schindler Mahler, la ragazza più bella di tutta Vienna; in ogni caso, nella sua mente sconvolta c'erano certo suggestioni romantiche che si erano mescolate al piacere per il feticcio, per l'oggetto come sostituto del piacere sessuale ( la parafilia ) , turbe psichica di cui, evidentemente, il pittore soffriva. La storia di questo amore per una donna vera finito male, che si trasforma in un amore per una donna-oggetto, finito peggio, è stata ben raccontata da Andrea Camilleri, nel romanzo La creatura del desiderio ( Milano, Skira, 2013 ). Da una parte abbiamo la bella avventuriera Alma Mahler, vedova del grande compositore che aveva ben 30 anni più di lei e che Alma aveva sposato come primo marito ( ne avrà tre, oltre ad una infinità di amanti e di relazioni con uomini quasi sempre importanti e di considerevole prestigio ), dall'altra il timido Oskar, che aveva fatto di Alma un'ideale superiore di femminilità e una donna da amare senza se e senza ma, interamente ed ossessivamente. C'erano state centinaia di lettere, di richieste di spiegazioni, di appostamenti, di controlli epistolari: Oskar era gelosissimo e completamente perduto dietro ad Alma che divenne anche il soggetto di alcuni suoi quadri: ne abbiamo due, in entrambi dei quali il pittore appare insieme all'amata; il più famoso è La sposa nel vento  , il cui titolo gli venne suggerito seduta stante, di fronte al quadro appena dipinto, dall'amico poeta espressionista Georg Trakl.

                          Oskar Kochoschka, La sposa nel vento, 1914, Kunstmuseum, Basilea

Nell'opera, i due amanti sdraiati nudi sul letto sono avvolti da una passione sconvolgente, evidenziata da una tempesta da uno scatenarsi di ondate devastanti che li attraversano. Fra i due Alma a destra resta imperturbabile, immobile, accanto al pittore in un sonno profondo, che la tiene lontana dalle passioni del mondo. Oskar, a sinistra, invece, veglia, è tormentato dai suoi incubi. Intorno al suo corpo sembra quasi essersi scavata una voragine nera dentro una conchiglia che racchiude la coppia quasi a proteggere, ma invano, un amore troppo esposto, troppo soggetto alla violenza dell'inevitabile, del destino avverso. In un altro dipinto, la coppia è non sdraiata, ma in piedi, entrambi sono nudi e abbracciati. Ne esistono due versioni, entrambe del 1913 ( quindi precedenti la grande opera La sposa nel vento, che è del'14 )  una è al Museum of Fine Art di Boston, l'altra è conservata al Leopold Museum di Vienna.

Oskar Kochoschka, Gli amanti ( o I nudi ), 1913, Leopold Museum, Wien

L'anno prima, nel 1912,  era iniziata la travolgente storia d'amore fra Oskar ed Alma. Qui ( si veda in basso la frequente scritta OK con la quale l'artista firmava i suoi quadri ), abbiamo un'anticipazione della Sposa nel vento : i due amanti, nudi, sembrano quasi effettuare un passo di danza, in uno spazio che è già sconvolto da onde, segmenti scoscesi, guizzi, fiamme, un inferno di verdi, di blu, di celesti, di bianchi che arrivano da tutte le parti, dati quasi con furore, alla prima. Vediamo come Alma sembra essere protettiva, con una mano accarezza la testa di Oskar, mentre il pittore, che l'abbraccia sembra essere trascinato e quasi sorretto da lei. Guardiamo i due volti: quello di Oskar è inquieto, tormentato, sfuggente, rivela benissimo uno stato d'animo già tormentato, angosciato da una possibile perdita; quello di Alma è sicuro di sé, tranquillo, gessato, fisso con uno sguardo che evita l'amante e guarda oltre. Oskar è gelosissimo, non solo degli amori passati, ma di persone ancora in vita, fra cui quello, sia pure breve, per Gustav Klimt, che la ritrasse nel suo atélier sempre frequentato da giovani ragazze, spesso nude e disponibili, ma anche di persone che non ci sono più: geloso di Mahler, al punto da nascondere le lettere che il grande compositore aveva scritto alla moglie, da occultarne fotografie, spartiti musicali o altri ricordi. Fin dall'inizio l'amore fra i due era diventato un tormento per l'irrequieta Alma che riuscì, comunque a sopravvivere per tre anni. Il pittore cercò di trattenerla in tutti modi, ma lei, spirito libero e ribelle per eccellenza, non accettò né imposizioni, né situazioni che avrebbero potuto bloccarla, come la nascita di un figlio. Quello che aveva avuto con Oskar non nacque perché Alma decise di abortire gettando ancor più nello sconforto Oskar che non dormiva più, si tormentava in continuazione, perdeva peso. Alma, a dispetto dell'amante, che non voleva, continuava a frequentare i salotti del bel mondo viennese, dove passavano fior di intellettuali e in uno di questi conobbe l'architetto Walter Gropius, il fondatore della Bauhaus ( 1915-1925 ), la scuola di architettura e Industrial Design realizzata dapprima a Weimar e se innamorò. Decisa, Alma, lasciò Oskar e sparì per sempre dalla sua vita. Era il 1914. Il pittore sconvolto e disperato, dopo aver dipinto un quadro in qualche modo profetico, Il Cavaliere errante, dove si vede un soldato morto sul campo di battaglia, si arruolò volontario in guerra, nell'intenzione non propriamente di dimenticare Alma, bensì di trovare la morte in battaglia. Ed effettivamente ci andò vicino. Mentre era in perlustrazione a cavallo cade e viene colpito alla testa dalla pallottola di un soldato russo che, credendolo morto, non insiste e si allontana. Portato in salvo dai compagni il pittore viene inviato in un ospedale militare dove riesce a sopravvivere, ma in seguito è costretto a farsi ricoverare in una clinica psichiatrica per gravi disturbi nervosi. Nonostante l'avesse pregata più volte, fatta cercare, Alma non lo venne mai a trovare. Non si sa bene se anche la donna avesse un forte rancore nei confronti del pittore; in ogni caso la separazione era stata di certo traumatica anche per lei; solo che lei l'aveva elaborata più rapidamente soffocando il suo amore per Oskar e sostituendolo con quello nuovo e non meno travolgente per Gropius. Uscito a fatica dalle sue crisi nervose, che tuttavia non lo abbandonarono per il resto della vita, Oskar non riuscì a dimenticare Alma, anzi la sua passione prese risvolti sempre più traumatici alimentati dalla nevrosi, dal carattere chiuso, timido e scorbutico, tendente all'isolamento, forse anche da una certa strana caratteristica di famiglia che vedeva nei kokoschka persone con caratteristiche paranormali, capaci di provocare strani fenomeni e durante la relazione con Alma tali manifestazioni si erano spesso mostrate come anticipazioni profetiche di una storia destinata a finire male, compresa una incredibile invasione della casa dove abitavano da parte di rospi. Già quando era ricoverato a Dresda il pittore aveva pensato di farsi costruire un simulacro di Alma. Come dimostrano numerose lettere, Oskar scrisse ad un'artigiana di Stoccarda, Hermine Moos, di fabbricargli una bambola a grandezza naturale che avesse le fattezze ed il corpo di Alma.


Fotografia di Alma Mahler nel 1909

Abbiamo di Alma diverse fotografie dall'età di 18 anni quando conobbe Klimt sino a pochi un anni prima della morte nel 1964. In gran parte si tratta di immagini del volto ( questa fotografia di sopra mostra Alma con un prezioso collare che, prima di essere simile a quello che vediamo al collo della Giuditta di Klimt, era una moda molto in voga fra le ragazze dell'alta società viennese ), per lo più a mezzo busto. Abbastanza poche sono quelle a figura intera che comunque mostrano un bel corpo con un seno abbondante ma proporzionato e fattezze delicate e ben modellate. In genere la vediamo con grandi cappelli e con vestiti scuri. Durante il periodo passato con Oskar il pittore impose ad Alma vestiti molto lunghi ed accollati che evitassero quanto più possibile di mostrare le sue forme. Il pittore oltre alle fotografie possedeva molti disegni e tutto il materiale gli servì per dare la possibilità all'artigiana incaricata di costruire la bambola di essere più precisa possibile.

                                       Fotografia di Hermine Moss davanti alla sua creatura

Esistono diverse lettere con accurate descrizioni di come avrebbe dovuto essere la bambola, con tanto di misure, indicazioni sull'anatomia, disegni e aspetti proporzionali fra le parti. Tutto è precisato con assoluta attenzione, comprese le cuciture delle parti intime. Hermine realizza un'eccezionale bambola, ma l'effetto è inquietante e mostruoso e si può comprendere che il pittore all'inizio non ne fosse entusiasta e forse in cuor suo pensò di rimandare tutto indietro. Poi, però, con l'idea si abituò a quel manichino lasciato sulla poltrona di casa ed ordinò alla sua cameriera di servirla in tutto. La ragazza pensò a vestire la bambola, a metterle gli abiti che aveva lasciato in casa Alma, a farle indossare i gioielli che preferiva lei, le sue scarpe, i suoi indumenti intimi. La cameriera dove anche predisporre il mani chino nel letto del padrone di casa e farlo trovare nudo sotto le coperte. Oskar cominciò a vedere nella replica di Alma un possibile oggetto da possedere ed amare secondo un'inclinazione apertamente feticista che può essere spiegata come un gioco erotico di scambio fra la donna reale non più presente ed il suo simulacro che invece era presente e la faceva, in un certo qual modo, ri-vivivere con il pittore ed intorno ad esso. Oskar usò la bambola anche come modella per i suoi dipinti, come mostra Donna in blu, dove la donna raffigurata, malgrado Oskar abbia fornito una certa espressività al volto che comunque risulta abbandonato, è chiaramente un essere inanimato e che non vi è dubbio che rappresenti la bambola, magari con uno dei vestiti di Alma, che la Mahler lasciò in casa del pittore prima di andarsene ( ma esistono anche altri dipinti, come quello che pubblico in coda al post che mostra il pittore con la sua bambola ). Della bambola Alma venne a sapere e in una pagina della sua autobiografia ne parla sottolineando, non senza polemica, come il pittore avesse gradito per lei, un possesso e un controllo assoluti : "A Dresda si fece fabbricare una bambola a grandezza naturale con lunghi capelli biondi e la dipinse in modo da riprodurre perfettamente la mia immagine...Kokoschka parlava tutto il giorno con la bambola... alla fine mi aveva avuta nel modo che aveva sempre voluto: uno strumento docile e privo di volontà nelle sue mani" ( ed Castelvecchi, I, 1960, La mia vita. ). Il pittore scrisse, quasi furiosamente, per poter avere l'interessamento per lui da parte della donna; vi sono lettere addirittura del 1954, che dimostrano quanto si tratti di una vera ossessione. Oskar ricevette solo indifferenza e rifiuti. La Mahler aveva un pensiero spiazzante e devastante, credeva che le persone che hanno bisogno d'aiuto di fatto non lo meritano. Ed infatti la Mahler non venne mai in ospedale per trovare il suo ex amante, né peraltro lui poté vederla dopo, quando era tutta presa dall'infatuazione per l'architetto Walter Goprius, spirito democratico e libero, molto occupato a Weimar nella organizzazione della Bauhaus. Realizzato il manichino che possiamo vedere appoggiato in una delle pareti della casa del pittore, nelle numerose foto che il pittore e suoi amici avevano regalato. Alma aveva deciso di non farsi più vedere e mantenne infatti la sua promessa gettando nello sconforto più nero il pittore. 


Oskar Kochoschka, Donna in blu, 1919,   Staatsgalerie, Dresda
  

A Gropius non andò comunque tanto meglio. Dopo aver avuto anche una figlia da Alma venne da lei tradito per lo scrittore praghese Franz Werfel. Nel 1918, alla data del 15 dicembre, Alma a proposito della relazione appena iniziata può scrivere il una pagina del suo diario: "Che notte gloriosa! Werfel è stato da me. Ci stringemmo l'uno all'altra e sentimmo l'intimità più profonda delle nostre anime che si amano. Egli rappresenta una grande soluzione nella mia vita.". Gropius non la prese bene, anche lui era rimasto stregato da Alma e l'essere stato abbandonato da lei aveva causato nell'architetto una grande delusione e un conseguente esaurimento nervoso che lo portò addirittura a consultarsi con il giovane psichiatra Sigmund Freud che allora muoveva i primi passi in direzione della nuova scienza, la psicanalisi. In verità ad aver bisogno della consulenza psichiatrica del dottor Freud era certo più Kochoschka che Gropius, il rapporto fra il pittore e la sua bambola-amante-modella stava diventando ossessivo: la porta, ben vestita e truccata come Alma, per le strade, nei luoghi di ritrovo degli intellettuali, nei salotti, nei caffè, a teatro. Le sue stranezze determinavano derisioni da parte di amici e conoscenti non aiutando la sua carriera, per altro già minata in partenza non solo dal carattere difficile di Oskar, ma anche da una certa incomprensione critica che spesso la definiva " selvaggia". All'ossessione di Kochoschka può essere assimilata anche un'altra " bambola ", che figurava come la compagna dello scrittore russo Nicolaj Gogol. La vicenda, fantastica, è narrata in un racconto di Tommaso Landolfi, inserito nella raccolta " Ombre", intitolato " La moglie di Gogol". Lo scrittore aveva una moglie che non era propriamente un essere umano, ma una bambola gonfiabile, che, come racconta Landolfi, teneva segregata e che nessuno aveva mai visto in giro:" la cosiddetta moglie di Gogol, si presentava come un comune fantoccio di spessa gomma, e di color carnicino...Ma poiché le pelli femminili non sono tutte dello stesso colore, preciserò che in generale si trattava qui di pelle alquanto chiara e levigata, quale quella di certe brune...Pur poteva, certo, una volta mostrarsi magra, quasi sfornita di seno, stretta di fianchi, più simile ad un efebo che ad una donna: un'altra prosperosa o, per dir tutto, pingue. Mutava inoltre il colore dei capelli e degli altri peli del corpo...E così anche poteva apparir modificata in altre minime particolarità, come posizione dei nei, vivezza delle mucose...persino, in certa misura, del colore stesso della pelle. " Era lo stesso scrittore che era interessato a questi cambiamenti, la gonfiava ora di più, ora di meno, le cambiava la parrucca, la ungeva con vari unguenti e le ritoccava il volto a seconda del tipo di donna che meglio gli si confaceva in quel dato periodo e in quel dato momento. Nel racconto di Landolfi, la bambola aveva addirittura uno scheletro, degli occhi che si muovevano e persino organi genitali realizzati in modo tale da poter simulare quelli veri. La falsa donna, aveva una sua personalità e presto in lei si concretizzò anche un desiderio di autonomia; tendeva, cioè, a liberarsi da quell'aspetto di donna-oggetto che aveva fatto la felicità dello scrittore. Al culmine del delirio, fra amore spassionato e rabbia incontrollata, Gogol, una sera, davanti al camino decise di farla finita con lei: le infilò una cannula nell'ano e cominciò a gonfiarla senza fermarsi sin quando scoppiò in mille pezzi che lo scrittore bruciò nel camino. La bambola di Gogol è, naturalmente, una fantasia di Landolfi che riprese le suggestioni romantiche del fantastico e del mostruoso di Hoffmann è quindi ben diversa dalla bambola reale di Kochoshka, ma l'abbiamo citata in quanto rappresenta, in qualche modo un utile paragone: tanto nel racconto fantastico, quanto nella realtà la donna-oggetto fa la stessa fine. Infatti anche il pittore, una sera, dopo aver, forse, bevuto, inquieto per la sua gelosia, per il ricordo della vera Alma, per la rabbia che quell'oggetto non poteva che essere solo un fantoccio, senza vero corpo ed anima, durante un festino che Oskar stesso aveva organizzato per i suoi amici che erano venuti a divertirsi e a prenderlo in giro, prima taglia la testa alla bambola, poi la fa in mille pezzi e la getta nella spazzatura del giardino dove venne trovata la mattina dopo da alcune persone che avvertirono la polizia credendo che si trattasse di un barbaro orribile omicidio. Chiarito presto l'equivoco, il pittore, che era stato convocato negli uffici giudiziari, venne rilasciato. Liberandosi della finta Alma il pittore aveva creduto di potersi liberare dall'ossessione che la vera Alma gli aveva così a lungo procurato; ma era solo un'illusione. Nell'ottobre del 1927 Oskar è a Venezia, dove spesso di reca, quella volta vi si trova anche Alma, moglie di Franz Werfel, suo terzo marito, che possiede una casa sul Canal Grande. I due si incontrano a teatro, Alma con distacco ricorda nel suo diario :" oggi ho visto Oskar Kohoschka al teatro La Fenice...ogni notte si aggira per diversi bar, recita la parte del vitaiolo, sebbene di giorno dipinga". Le fredde parole di Alma evidenziano l'incomprensione dell'ex amante di Oskar, oramai estranea a lui ed alla sua vita. Ma per Oskar Alma restò un ricordo indelebile, continuò a cercarla e a scriverle senza mai ottenere risposta per tanti altri anni ancora: ossessionante fantasma di un amore distruttivo.